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Emma
Bentivoglio e Nedda Guidi
DUE
ARTISTE
NELLA
STORIA DELLA BIENNALE
DI GUBBIO
Venerdì 16 settembre 2016
Mi preme innanzitutto sottolineare la sensibilità della Fondazione per questa importante iniziativa. Ricordo come nel corso degli anni la Fondazione abbia sostenuto, nel territorio di propria competenza, progetti per il “Settore Arte e Cultura” per quasi il 40% delle intere sue erogazioni.
Ma intendo soprattutto esprimere la soddisfazione personale quale Eugubino, perché nella nostra città si sta tornando a parlare di arte moderna ed in particolare della Biennale di Gubbio.
Vorrei a proposito condividere alcune brevissime mie personali considerazioni di natura meramente emozionale:

- La Biennale nacque a metà degli anni ’50 (pensata in una sede di partito soprattutto per volontà e merito del mai sufficientemente ricordato Prof. Nicola Benedetti, allora segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana). Da adolescente la vissi insieme ai miei coetanei, ma in generale in sintonia con la maggioranza degli Eugubini, come una cosa strana anzi estranea alle bellissime piazze, vie e pietre della nostra città.
- Più tardi da studenti trattavamo quelle opere, che secondo la nostra ignoranza alcuni chiamavano ridicolmente arte, con goliardica e a volte sprezzante ironia.
- Da adulto è subentrata invece, come in tutti, la nostalgia ed il rimpianto per qualcosa che si era interrotto e che ormai faceva parte integrante della città.
Tanto è che, cosa più unica che rara, una di queste opere l’Ovo, era riuscita addirittura a cambiare la toponomastica ceraiola. Non si diceva più sulla “ficara”, ma sull’Ovo ( la muta dell’Ovo, la curva dell’Ovo, ecc..). Inequivocabile cartina di tornasole dell’accettazione da parte di tutti gli Eugubini.
Finisco qui per non sottrarre ulteriore tempo a chi ha cose più importanti da dirci, ribadendo comunque le mie congratulazioni e quelle della Fondazione per questa interessantissima iniziativa.
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