Cancellate le messe domenicali nella chiesa di San Pietro.
Andiamo verso una sorta di sconsacrazione della chiesa? Can. 1210 - Nel luogo sacro sia consentito solo quanto serve all'esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione,…..

Mi auguro che non
avvenga mai e che resti aperta, così che almeno Pasquale possa continuare a
ramazzare lì davanti.
Il più delle volte,
quasi sempre, quei pochi turisti che si avventurano nel quartiere trovano chiusa la Chiesa, sarebbe meglio chiamarla
Abbazia; così lo era tanti anni fa arroccata all'imponente complesso che appartenne
ai benedettini cassinesi, poi agli olivetani e infine ai camaldolesi. Ospitava
contemporaneamente centinaia di monaci. Nei documenti d’archivio si trovano note
più o meno di questo genere che testimoniano i rapporti con la Santa Sede: il vescovo di Gubbio accompagnato dal
potente Abate di San Pietro si è recato…..
Sì perché il complesso
annesso alla chiesa ha ospitato per anni, oltre che le scuole al piano
superiore, anche una specie di zona residenziale popolare al piano dei cortili.
Insomma le celle che furono dei monaci divennero abitazioni per tante famiglie
le cui persone e i cui nomi e soprannomi non si dimenticano: Barattieri, Peppe de le Machine,
la Concetta, la Ginevra, Cappannello, Arteo e la Ida, Rometta, la Zerbina, la
Pupa, Francio, Baldino del Mago, Babusse (con il suo famoso motom), Pietro (mio
padre) e la sua indimenticabile lambretta, che fu anche incendiata nell'androne
del complesso di san Pietro) e altri
ancora di cui purtroppo ho perso memoria.

Il confinante terreno, tra le mura urbiche (oggi non più esistenti perché trasformate in negozi e prima ancora in officina meccanica e in sede dei Vigili del Fuoco) ed il complesso benedettino, ora elegante giardino che noi tutti chiamavamo “orto dei meccanici”, era meta di scorribande che fanno tornare in mente i ragazzi della via Pal. Ora si chiama Largo degli Alberaioli.
Il confinante terreno, tra le mura urbiche (oggi non più esistenti perché trasformate in negozi e prima ancora in officina meccanica e in sede dei Vigili del Fuoco) ed il complesso benedettino, ora elegante giardino che noi tutti chiamavamo “orto dei meccanici”, era meta di scorribande che fanno tornare in mente i ragazzi della via Pal. Ora si chiama Largo degli Alberaioli.
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Mons. Carlo Spaziani |
Durante il tempo della contestazione gli scrivemmo contro. L’articolo “Cara devota vecchietta” attirò sul Movimento Studenti le ire di tutti i “benpensanti” di allora. Fu merito di Don Carlo, prete ormai quasi dimenticato da tutti, la realizzazione del maestoso organo che fa bella mostra di sé sopra l’entrata della Chiesa. Dai tratti aristocratici, era un prete innamorato della propria chiesa; qualche volta l’ho sorpreso quasi ad accarezzarne le pietre. A suo modo e per il suo tempo fece anche diverse opere di bene.

Dovremmo forse abituarci, per
la verità già lo siamo e forse anche in maniera convinta, ad un diverso modo di
vivere la nostra fede rinunciando alle vecchie abitudini ad essa connesse. Non
è che possiamo mantenere il ritmo delle celebrazioni eucaristiche di
quarant'anni fa con un centro storico ormai sempre più spopolato. Comprendo
ovviamente tutto e condivido anche le necessità dei tempi.

Su San Pietro andrebbe fatto ben altro ragionamento che riguardi i modi per rivitalizzare il quartiere: ottima la funzione della Biblioteca Sperelliana; pessima la colata di cemento di via di fonte Avellana. Il parcheggio, opera necessaria, si poteva realizzare sicuramente con migliori soluzioni architettoniche: così com'è sembra offendere il dirimpettaio complesso monumentale.
Su San Pietro andrebbe fatto ben altro ragionamento che riguardi i modi per rivitalizzare il quartiere: ottima la funzione della Biblioteca Sperelliana; pessima la colata di cemento di via di fonte Avellana. Il parcheggio, opera necessaria, si poteva realizzare sicuramente con migliori soluzioni architettoniche: così com'è sembra offendere il dirimpettaio complesso monumentale.
Mi fermo qui per dire ai
quattro lettori di questo blog che il mio è solo un amarcord, una specie di nostalgia per chi si avvia alla settantina, età dove i ricordi se per un verso si assottigliano, per l’altro diventano
piacevolmente prepotenti a causa delle forti emozioni che procurano.
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Chiesa di S. Pietro
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Chiesa di S. Pietro
L’edificio fu consacrato verso la metà dell’XI sec. Appartenne ai
benedettini cassinesi, poi agli olivetani e ai camaldolesi.
La parte bassa della facciata presenta caratteri
stilistici riconducibili al sec. XI. Il portale è affiancato da quattro arcate
cieche poggianti su semicolonne coronate da capitelli corinzi. Nel muro sono
inserite mensolette con figurazioni bestiali e motivi fitomorfi.
In alto
rimangono altre tracce della facciata originaria.
L’interno, ricostruito a
partire dal primo ‘500 è ricco di opere d’arte. Sulla controfacciata si trova
l’organo decorato da Antonio e Giovanni B. Maffei (1580-85). Nelle cappelle
sono conservati dipinti di Virgilio Nucci (S. Sebastiano, 2° altare sin.),
Francesco Allegrini (S. Michele, 3° altare sin.), Raffaellino del Colle
(Natività, Storie dei SS. Placido e Mauro, 1540, 5° altare d.), Rutilio Manetti
(Martirio di S. Bartolomeo, 1° altare d.).
Nel transetto, a d. il Transito di
S. Romualdo di Agostino Tofanelli, a sin. un Cristo deposto in legno del sec.
XIII. L’altar maggiore è opera dell’eugubino Domenico Valli (1710); l’organo
corale fu costruito nel 1689.