domenica 20 novembre 2016

Referendum 4 Dicembre 2016


Ho aderito al Comitato di cui, insieme ad alcuni amici, ne abbiamo scritto il manifesto che segue.

Le ragioni sono diverse, ma sicuramente la principale è quella che dopo tanti anni di chiacchiere è ora di  modificare concretamente quelle parti della nostra Carta Costituzionale che da decenni tutti sostengono che debbono essere modificate.

La cosa più importante è che non si tocchino i principi fondamentali.

Cattolici e democratici per il
Uno sforzo di chiarezza e di verità si impone: la riforma sottoposta a referendum non tocca la Prima Parte della nostra Costituzione, dove sono affermati e sanciti i principi fondamentali, i diritti e i doveri, i valori di riferimento che, secondo noi, fanno della Costituzione italiana «la più bella del mondo».

La riforma intervenendo nella Seconda Parte della Costituzione vigente, punta a rendere più efficienti (e meno costosi) l’apparato e l’organizzazione istituzionale: efficienza e capacità decisionale che è necessario rafforzare se vogliamo che le istituzioni della democrazia possano rispondere alle sfide dei complessi cambiamenti, che sintetizziamo con la parola ‘globalizzazione’.

La riforma infatti propone il superamento del bicameralismo paritario, dando alla Camera dei deputati la pressoché totale potestà legislativa; riconoscendo solo a questa il potere di fiducia/sfiducia al governo. La riforma  razionalizza inoltre i rapporti tra Stato e autonomie territoriali, mentre attualmente in tali rapporti  c’è grande confusione e conflittualità.
Con il si rafforza la Costituzione, si rafforza la democrazia, si tutelano e rafforzano i diritti dei singoli e delle comunità.

Giancarlo Pellegrini, Paolo Salciarini, Giampiero Bedini, Giancarlo Sollevanti, Calogero Alessi, Adolfo Barbi, Mario Salciarini, Don Angelo Fanucci, Antonio Lanuti, Alberto Bertinelli, Lucio Ercoli, Valentino Biagioli, Alfredo Costi, Anita Blasi, Raoul Baldelli, Luigi Leonardi, Enzo Giovannini, Fanny Lo Gatto, Fausto Burzacchi, Francesco Pastorelli, Rossana Cecchini, Giampiero Minelli, Innocenzo Migliarini, Lauretta Nardelli, Maria Antonietta (Marisa) Leonardi, Mariolina Vispi, Massimo Mancini, Paolo Codovini, Renato Rialti, Giuseppe Antonioli Ferranti, Renato Salciarini, Maria Salciarini, Wanda Mosca, Rita Pannacci, Raffaele Franceschetti, Spartaco Capannelli.

Gubbio, novembre 2016

giovedì 22 settembre 2016

San Pietro

Cancellate le messe domenicali nella chiesa  di San Pietro.

Andiamo verso una sorta di  sconsacrazione della chiesa? Can. 1210 - Nel luogo sacro sia consentito solo quanto serve all'esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione,…..



Mi auguro che non avvenga mai e che resti aperta, così che almeno Pasquale possa continuare a ramazzare lì davanti.
Il più delle volte, quasi sempre, quei pochi turisti che si avventurano nel quartiere trovano chiusa la Chiesa, sarebbe meglio chiamarla Abbazia; così lo era tanti anni fa arroccata all'imponente complesso che appartenne ai benedettini cassinesi, poi agli olivetani e infine ai camaldolesi. Ospitava contemporaneamente centinaia di monaci. Nei documenti d’archivio si trovano note più o meno di questo genere che testimoniano i rapporti con la Santa Sede: il vescovo di Gubbio accompagnato dal potente Abate di San Pietro si è recato…..
Capirete la mia tristezza quando, cercando gli orari delle messe festive ho scoperto che  a San Pietro  quelle delle ore 10 e ore 11,30, cioè le uniche due, erano stata cancellate con un tratto di penna.

Mi sono tornate in mente le corse mattutine per arrivare in tempo a svolgere la mia funzione di chierichetto, le lunghe partite a ping-pong nell'annessa sala attigua alla chiesa, la mia prima comunione, le diapositive di Don Bosone (Le squadracce fasciste bruciarono il Circolo Silvio Pellico di Gubbio di cui era animatore), la cresima, il mio matrimonio e quello di mio figlio; insomma una vita legata alla chiesa e all'annesso complesso con i suoi due cortili uno più piccolo e l’altro per anni, campo da tennis e sede di interminabili partite; prima ancora fungeva addirittura da cinema all'aperto, ne ricordo ancora la biglietteria che ha resistito a lungo anche successivamente.

Sì perché il complesso annesso alla chiesa ha ospitato per anni, oltre che le scuole al piano superiore, anche una specie di zona residenziale popolare al piano dei cortili. Insomma le celle che furono dei monaci divennero abitazioni per tante famiglie le cui persone e i cui nomi e soprannomi  non si dimenticano: Barattieri, Peppe de le Machine, la Concetta, la Ginevra, Cappannello, Arteo e la Ida, Rometta, la Zerbina, la Pupa, Francio, Baldino del Mago, Babusse (con il suo famoso motom), Pietro (mio padre) e la sua indimenticabile lambretta, che fu anche incendiata nell'androne del complesso di san Pietro)  e altri ancora di cui purtroppo ho perso memoria.

Il confinante terreno, tra le mura urbiche (oggi non più esistenti perché trasformate in negozi e prima ancora in officina meccanica e in sede dei Vigili del Fuoco) ed il complesso benedettino, ora elegante giardino che noi tutti chiamavamo “orto dei meccanici”,  era meta di scorribande che fanno tornare in mente i ragazzi della via Pal. Ora si chiama Largo degli Alberaioli.

Mons. Carlo Spaziani
Negli anni sessanta era parroco Mons. Carlo Spaziani , lo è stato per diversi decenni, amante della musica oltre che della sua chiesa di San Pietro. Era anche quello che iniziava le prediche il giorno dei risultati elettorali quando vincevano i comunisti (a Gubbio vincevano sempre ) tuonando “hanno rivinto gli Zulù”.

Durante il tempo della contestazione gli scrivemmo contro. L’articolo “Cara devota vecchietta” attirò sul Movimento Studenti le ire di tutti i “benpensanti” di allora. Fu merito di Don Carlo,  prete ormai quasi dimenticato da tutti, la realizzazione del maestoso organo che fa bella mostra di sé sopra l’entrata della Chiesa. Dai tratti aristocratici, era un prete innamorato della propria chiesa; qualche volta l’ho sorpreso quasi ad accarezzarne le pietre. A suo modo e per il suo tempo fece anche diverse opere di bene.

Dovremmo forse abituarci, per la verità già lo siamo e forse anche in maniera convinta, ad un diverso modo di vivere la nostra fede rinunciando alle vecchie abitudini ad essa connesse. Non è che possiamo mantenere il ritmo delle celebrazioni eucaristiche di quarant'anni fa con un centro storico ormai sempre più spopolato. Comprendo ovviamente tutto e condivido anche le necessità dei tempi.

Su San Pietro andrebbe fatto ben altro ragionamento che riguardi i modi per rivitalizzare il quartiere: ottima la funzione della Biblioteca Sperelliana; pessima la colata di cemento di via di fonte Avellana. Il parcheggio, opera necessaria, si poteva realizzare sicuramente con migliori soluzioni architettoniche: così com'è sembra offendere il dirimpettaio complesso monumentale.

Mi fermo qui per dire ai quattro lettori di questo blog che il mio è solo un amarcord, una specie di nostalgia per chi si avvia alla settantina, età dove i ricordi se per un verso si assottigliano, per l’altro diventano piacevolmente prepotenti a causa delle forti emozioni che procurano.



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Chiesa di S. Pietro

L’edificio fu consacrato verso la metà dell’XI sec. Appartenne ai benedettini cassinesi, poi agli olivetani e ai camaldolesi.


La parte bassa della facciata presenta caratteri stilistici riconducibili al sec. XI. Il portale è affiancato da quattro arcate cieche poggianti su semicolonne coronate da capitelli corinzi. Nel muro sono inserite mensolette con figurazioni bestiali e motivi fitomorfi.

In alto rimangono altre tracce della facciata originaria. 

L’interno, ricostruito a partire dal primo ‘500 è ricco di opere d’arte. Sulla controfacciata si trova l’organo decorato da Antonio e Giovanni B. Maffei (1580-85). Nelle cappelle sono conservati dipinti di Virgilio Nucci (S. Sebastiano, 2° altare sin.), Francesco Allegrini (S. Michele, 3° altare sin.), Raffaellino del Colle (Natività, Storie dei SS. Placido e Mauro, 1540, 5° altare d.), Rutilio Manetti (Martirio di S. Bartolomeo, 1° altare d.).


 Nel transetto, a d. il Transito di S. Romualdo di Agostino Tofanelli, a sin. un Cristo deposto in legno del sec. XIII. L’altar maggiore è opera dell’eugubino Domenico Valli (1710); l’organo corale fu costruito nel 1689.